Identikit del Presidente di una squadra di Calcio: quando fallire è solo una questione di tempo.

di | 26/09/2024

Perché la conoscenza del mondo calcistico e la buona volontà non bastano a salvargli la faccia ed il portafoglio?

La definizione di Presidente di una squadra di calcio nella mente di un qualsiasi tifoso è: imprenditore, carico di soldi, a cui piace il calcio”. Altro, a quel tifoso, non interessa.

Ma nella realtà, quali sono le motivazioni che spingono un imprenditore di successo a diventare Presidente di una società sportiva?

  • Sogni di Giovinezza: molti presidenti sono ex calciatori che vogliono rivivere il sogno di giocare a calcio, attraverso il club.
  • Ambizione e prestigio: frequentare i grandi palcoscenici calcistici, da assoluti protagonisti.
  • Dimostrare competenze: dimostrare al mondo le proprie competenze tecniche, calcistiche e magari scoprire il nuovo CR7.

Che sia per una ragione o per l’altra, quello che è sicuro al 100% è che il

Presidente di una squadra di calcio non compra una squadra per guadagnare soldi

Oggi, in Italia il binomio imprenditore sportivo – guadagno è assolutamente improponibile, mentre, in altri paesi, come gli Usa, Inghilterra o Australia, questo è il presupposto principale.

Vi voglio raccontare una storia (vera), dal finale imprevedibile.

Vi parlerò del Presidente della Pro Pippese (nome ovviamente di fantasia).

Un bel giorno, un abilissimo imprenditore decise di voler diventare il nuovo Patron di una nobile decaduta del calcio.

Dopo un oneroso acquisto, la prima cosa che fece il neo presidente, fu quello di dare concretezza alle sue grandiose idee calcistiche; si sentiva molto capace e come tale, intervenne subito investendo molto denaro sulla parte tecnica.

Acquistò allenatori di grande importanza, giocatori di assoluto valore per la categoria e giovani di “prospettiva”. Nominò un espertissimo direttore sportivo e creò reti ed agganci con le squadre più blasonate. Riuscì anche ed infoltire il settore giovanile (settore su cui, da principio, puntò molto), litigandosi anche qualche giovane promessa con le squadre del vicinato.

Fatto questo, alla presenza delle massime autorità giornalistiche della città, di tutti i nuovi dirigenti, compreso il suo Vice (parente strettissimo) e del Sindaco di Pippolandia, il neo Presidente, annunciò all’intero mondo pallonaro, in Pippo-visione, il lancio del…PROGETTONE

Il Progettone era l’incredibile piano di rilancio della società che avrebbe proiettato in poco tempo la “Pro Pippese” nell’olimpo del calcio. Non avrebbe sicuramente giocato contro Juventus, Bayer Monaco, Milan, Manchester City, inter, Real e Barcellona (anche se questo rimaneva il suo sogno nel cassetto) ma quel piano pluriennale, di lunga visione e grande prospettiva, avrebbe permesso di vincere campionati, regalando ai tifosi, enormi soddisfazioni e dato alla luce grandi giovani campioni!

Il Pres. non mancò di sottolineare come, coinvolte nel PROGETTONE, vi fossero fior fiore di sponsor.

Una piccola nota a margine dell’annuncio: il Presidente si era ‘dimenticato’ di menzionare che quelle aziende erano state costrette a diventare partner della Pro Pippese, sia per i legami con l’azienda di famiglia, sia perché erano stati avvertiti che, a causa di ‘strane congiunture astrali’, durante l’anno avrebbero potute esserci delle “riduzioni negli ordini”.

Convinto di aver fatto da solo il 99% del lavoro per rafforzare la società e valorizzare il brand, il Presidente decise di raccogliere i rimanenti spicci dalle attività commerciali della zona.

Si trattava di poche migliaia di euro, non una cifra considerevole, ma comunque utile alle casse della squadra. Tuttavia, per via del suo ruolo, non poteva occuparsi direttamente della raccolta, così incaricò un giovane, affidandogli un grande “ruolo”.

Al grido di: “Cento negozi che danno mille euro fanno centomila euro”, il ragazzo si vide investito dell’altisonante e prestigioso titolo di ‘Responsabile Commerciale, Marketing, Ticketing, Sponsoring ed Eventi della Pro Pippese’. Un incarico che, sulla carta, lo avrebbe posto al centro di tutte le grandi manovre strategiche della società. Tuttavia, dietro l’apparente importanza di questa carica, si nascondeva una realtà ben meno gloriosa: avrebbe dovuto girare da un’azienda all’altra, da un negozio all’altro, implorando un “contributo” che, in sostanza, assomigliava più a una forma di elemosina per diventare i nuovi “silver sponsor” della Pro Pippese.

Nel suo contratto non era chiaro che il giovane avrebbe avuto poco potere decisionale e che sarebbe stato pagato solo a provvigioni, come se il suo impegno fosse una scommessa. Doveva essere automunito, con i costi di vitto e benzina a suo carico: “perché il lavoro di squadra inizia sempre…dal portafoglio personale”. Avrebbe dovuto usare un computer e il cellulare di sua proprietà, come se questi strumenti fossero parte della sua dotazione standard.

Tra le sue ‘prestigiose’ mansioni c’erano anche quelle di attaccare striscioni sul campo e aiutare in biglietteria il giorno della partita, perché in fondo, chi non sogna di contribuire così all’illustre crescita della Pro Pippese?

A questo punto il Presidente era pronto ad entrare con tutti gli onori nel “magico mondo del calcio”.

Volete sapere come andò a finire?

So che nel vostro cuoricino sapete benissimo come si concluse la storia, ma ve lo voglio svelare ugualmente io.

Nel giro di poche stagioni, la situazione si deteriorò rapidamente:

  • I principali sponsor iniziarono a diminuire, e per nascondere la situazione, i loro loghi continuarono ad apparire sul sito e sul campo, anche se non avevano rinnovato il contratto.
  • I negozi di zona, pur avendo sviluppato un certo affetto per il giovane responsabile marketing, iniziarono a contribuire solo per poche stagioni, prima di rinunciare alla loro Silver-sponsorizzazione.
  • Le finanze personali del Presidente si svuotarono così rapidamente che sua moglie rischiò seriamente di lasciarlo a causa delle difficoltà economiche.
  • Il Presidente si rivolse più volte alla stampa, lamentando il fatto che le istituzioni e le aziende del territorio lo avessero abbandonato e lasciato completamente solo.
  • Nonostante gli sforzi, ahi me, la squadra non ottenne significativi successi sul campo.

Dopo poche stagioni, la Pro Pippese fallì.

Chi sia realmente la Pro Pippese non lo voglio dire, ma sapete tutti che questa tristissima storia è simile a quella del 95% delle squadre di calcio dilettantistiche italiane, dapprima destinate a illudere, per poi deludere e fallire nel giro di pochissimi anni.

Ma quello che ne esce peggio di tutti è proprio lo sventurato protagonista, il Presidente,

Quando un imprenditore decide di diventare presidente di una squadra di calcio, spesso dimentica le competenze gestionali e la prudenza che lo hanno reso un uomo d’affari di successo.

L’ingresso nel mondo del calcio trasforma radicalmente il suo approccio mentale. riuscendo a mandare a gambe all’aria non solo la sua squadra di calcio ma soprattutto rischiando di far fare altrettanto alla sua solidissima azienda di famiglia.

Tutto questo succede perché prima di imbarcarsi in questa bella ed emozionante avventura, non calcola alcune cosette.

Quali?

  • Costo economico esorbitante: Il costo per allestire una squadra competitiva è molto elevato e mai certo; varia di anno in anno e, al netto di inserimenti in gironi infelici, esoneri e risultati sportivi deludenti, rimane impossibile da calcolare all’inizio della stagione.
  • L’illusione della realtà: il menefreghismo di allenatori e giocatori che inizialmente abbracciano e difendono il PROGETTONE presidenziale finché ricevono i pagamenti con puntualità—un evento raro. Infatti, al primo ritardo, il loro entusiasmo svanisce in un attimo.
  • I fondi che evaporano: i soldi provenienti dalla fabbrichetta di famiglia si esauriscono molto, ma molto velocemente, e raramente rientrano in cassa.
  • Il crollo degli sponsor: già dal secondo anno, gli sponsor cominciano a scappare, colpiti da improvvise e devastanti sfortune economiche, come salatissime multe della finanza, decessi inaspettati dei loro clienti più importanti o addirittura la cessazione della produzione a causa di eventi catastrofici come maremoti o tsunami. Pensate alle peggiori sventure che possiate immaginare, e sappiate che almeno una volta queste sono accadute agli sponsor che abbandonano il calcio.

… e Il Presidente, di fronte a questi ostacoli è solo, terribilmente solo, specialmente quando c’è da pagare.

Gli anni di permanenza del Presidente nel mondo del calcio, sono proporzionali alla quantità di soldi che può permettersi di buttare nella spazzatura. Più ne ha e più ne butta, più ne ha e più pensa che l’anno dopo sarà migliore e più ne ha e più continua a far annegare la sua squadra in un oceano di insuccessi e di debiti, solo perché non capisce che:

UNA SQUADRA DI CALCIO E’ UN’AZIENDA!!!

L’unica cosa che in grado di garantire la crescita e la prosperità delle loro società di calcio è:Il Marketing.

Se non si parte da questo assunto, punto cardine, teorema indiscutibile ed assoluto, la strada che percorre una squadra di calcio porta ad una sola, unica ed inevitabile conclusione: Il fallimento.

Qualsiasi altra strada, che non sia quella del marketing, condurrà inevitabilmente ad essere sommerso dai debiti, dalle spese ordinarie, dagli esborsi straordinari, dal pagare stipendi e dall’obbligo di onorare i contratti senza avere i soldi per pagare

Quanti Presidenti si sono impantanati nelle questioni tecniche, trascurando e rimandando fino all’ultimo le questioni gestionali ed economiche?

Alcuni, per la vergogna e per l’imbarazzo sono riusciti ad escogitare l’unica soluzione possibile: sparire, non farsi più trovare, non rispondere più al telefono o addirittura fuggire (è successo a me!!!) alla vista di dipendenti o creditori, travolti dai debiti.

Derisi e svergognati di fronte alla loro squadra di calcio, dai tifosi, dalla stampa, dalle istituzioni e pure dalla loro famiglia!!!

E per porre un freno purtroppo non serve neppure riuscire a trovare un grande sponsor perché:

Una società di calcio va alla ricerca del grande sponsor nel preciso momento in cui capisce di aver fallito nel marketing!”.

Quattro sono le mosse fondamentali necessarie per avere successo nel Marketing nel calcio dilettantistico

  1. Comprendere la natura della propria società di calcio: È fondamentale chiarire se la società è nata per sviluppare giovani talenti, promuovere il divertimento, o valorizzare il territorio e i suoi reali punti di forza.
  2. Creare prodotti e servizi diversificati: È essenziale offrire un ampio assortimento di prodotti e servizi legati al calcio, tutti di alta qualità, come ad esempio: pacchetti famiglia, lezioni di calcio individuali, lancio di Merchandising e creazione di eventi speciali. Tutto questo costituisce la base di qualsiasi strategia commerciale di valore.
  3. Marketing e comunicazione efficaci: È necessario promuovere questi nuovi prodotti e servizi attraverso una strategia di marketing ben pianificata in grado di raggiungere, anche grazie ad una buona comunicazione aziendale, il pubblico target, massimizzando l’impatto.
  4. Investimenti proporzionati e sostenibili: È importante valutare le esigenze tecniche in relazione alle capacità di spesa, assicurando che gli investimenti siano proporzionati e sostenibili nel lungo periodo

L’Essenza del Marketing nel Calcio NOPROF (non professionistico) è

  • Differenziazione: Capacità di distinguersi dalle altre società.
  • Ottimizzazione delle Risorse: Massimizzare i guadagni diretti e indiretti.
  • Raggiungimento dei Target: Coinvolgimento efficace degli sponsor e dei tifosi.

Molte società di calcio, anche a livello professionistico, falliscono nel capitalizzare il loro potenziale di marketing, perdendo così opportunità di guadagno e stabilità economica.

La verità è che se nessun Presidente di calcio mette il marketing al centro di una strategia aziendale, rischia di fallire anche con uno stadio o degli impianti sportivi nuovi di zecca, semplicemente perché, non conosce il modo di far fruttare al massimo queste poderose macchine “genera soldi”.

Il marketing sportivo non si riduce a ciò che spesso affermano i giornali specializzati. Non consiste semplicemente nel vendere magliette, portachiavi o nell’accumulare milioni di follower su Instagram. Se fosse così, solo le squadre con un vasto numero di tifosi potrebbero avere successo.

Il marketing non è mai limitato dalla scarsa notorietà, dalla sede in una piccola frazione o dalla vicinanza con altre società di calcio concorrenti.

Il successo o il fallimento di una società dipendono principalmente dalla sua capacità di fare marketing”; fare affidamento esclusivamente sui finanziamenti di terzi (come il presidente, il consiglio direttivo o gli sponsor) non è sufficiente a garantire la sopravvivenza nel lungo termine.

A eccezione di poche aziende calcistiche ai vertici del calcio europeo, la maggior parte delle società sportive NON riesce a sfruttare il 100% del proprio potenziale di marketing a proprio vantaggio.

Inoltre, è interessante notare come, secondo diverse classifiche economiche, anche le grandi società calcistiche della Serie A risultino spesso indietro rispetto a squadre meno conosciute e con un numero inferiore di tifosi (dati Deloitte, Nielsen).

Chi gestisce una società di calcio (sia essa piccola, media o grande) spesso non riesce a fornire stimoli adeguati ai propri tifosi per spendere denaro, nonostante ci sia un reale desiderio di supporto e acquisto da parte loro.

Se è universalmente riconosciuto che per ottenere successi sul campo siano necessari giocatori di talento, perché non si applica lo stesso ragionamento alla salute finanziaria della propria società di calcio, investendo nel marketing e nel miglioramento delle infrastrutture?

Per chi ha le idee un po’ confuse e cerca una guida, sono qui per aiutarti.

Ecco un suggerimento che voglio condividere: riflettete su ciò che ha funzionato in passato nella vostra società e applicate quelle esperienze alla vostra squadra di calcio.

Se desideri portare la tua società a un nuovo livello, l’adozione di un marketing efficace è cruciale.

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Puoi contattarmi privatamente inviando una mail tramite il form presente sul blog o direttamente all’indirizzo davide@anelli.news, oppure pubblicamente lasciando un commento qui sotto.

Ciao, Pres!

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